domenica 1 maggio 2011

Natura e valori non negoziabili (di: Jennifer M. Hecht)

"La Chiesa cattolica si è sempre opposta, fino a ieri, a certi "costumi" dicendo semplicemente che erano contrari alla dottrina cattolica. Oggi, grazie alla globalizzazione ed ai continui flussi migratori, il pensiero unico del Cattolicesimo trionfante è finito. Gli Italiani si sono resi conto d'avere in casa altri cittadini italiani, diversamente credenti e con visioni morali differenti, per cui è diventato impossibile sostenere le proprie condanne bollandole semplicemente come non cattoliche. 
Ecco, allora, i suoi insonni despoti (quelli che, direbbe Thomas Mann, "con la destra fanno il segno della croce mentre con la sinistra crocifiggono i popoli") escogitare l'altra trovata: quei costumi sono da vietare non perché contrari alla dottrina cattolica, ma perché contrari alla natura. "Natura" è il nuovo escamotage: chiunque, infatti, ha il diritto di ribellarsi contro ciò che è cattolico, ma chi oserebbe farlo contro ciò che è naturale? 
È bastato, dunque, un semplice cambio di aggettivazione, per riverniciare e ripresentare (così almeno credono loro) agli occhi della modernità i grandi valori cattolici, quelli che essi chiamano i "valori non negoziabili", appunto perché obbediscono alla natura. Quindi, la contestabile famiglia cattolica, quella fondata solo sul matrimonio tra un uomo ed una donna, diventa l'incontestabile famiglia naturale; la discutibile sessualità cattolica, quella tra uomo e donna finalizzata alla procreazione, diventa l'indiscutibile sessualità naturale e via di questo passo: l'embrione è persona fin da subito, perché così dice la natura; la fecondazione eterologa è innaturale; un testamento biologico, che rispetti la decisione ultima della singola persona, non va bene perché per natura la vita appartiene solo a Dio (quale?); l'eutanasia... orrore, neanche a parlarne! (non importa se il 65% degli Italiani ritiene necessario quantomeno che se ne discuta senza preclusione alcuna). 
All'ingenuo, che chiedesse chi ha il diritto di decidere che cosa sia propriamente "naturale", la risposta ovvia e quasi piccata è: il Papa e la cerchia vaticana. Gli "esperti in umanità" (citando papa Paolo VI) sono diventati, dall'oggi al domani, per un colpo di bacchetta magica, anche gli "esperti in natura", i soli autorizzati a pronunciarsi su tale materia. Una natura, ben inteso, cattolica, cioè molto diversa da quella vera; una natura senza colori, in bianco e nero, anzi solo grigia, opaca, opprimente, squallida, da confessionale. 
Una continua violenza, perpetrata con il placet di una classe politica indecorosamente appiattita sulle posizioni vaticane e che, oltretutto, si offende (vedi La Repubblica del 27.08.2009), se accusata di esserlo. Politici presuntuosi, che dicono di "non accettare lezioni di laicità", proprio mentre si accingono ad approvare una vergognosa ed insultante legge sul fine-vita, che vuole imporre l'idratazione e l'alimentazione a tutti, anche contro la loro volontà. Politici spocchiosi, che rivendicano sdegnati 'la libertà della loro coscienza", mentre si sentono in diritto di violare la libertà di coscienza degli altri. Politici sostenitori di un disegno di legge presentato, guarda caso, da un tizio di notoria appartenenza all'Opus Dei. Sarà pur possibile nutrire qualche dubbio sulla laicità di questo signore? Se un semplice cattolico come Castagnetti riconosce nel Papa il suo capo vero, che sarà mai il Papa per uno dell'Opus Dei? Persone di tal genere non solo hanno bisogno d'andare a scuola di laicità, ma devono farlo, partendo dall'asilo. Dice Emma Bonino:  
«Al di là dei proclami che sentiamo, l'Italia è ormai un Paese che non è più europeo; fa riferimento solo al Vaticano. Stiamo vivendo in un limbo oscurantista, come dimostrano i vizi privati ed il pubblico proibizionismo».
I talebani islamici ammazzano brutalmente, i talebani cattolici avvelenano tutto. Nessun Paese della civiltà occidentale è ridotto male come l'Italia, quanto a diritti civili sistematicamente negati a moltissimi suoi cittadini. 
Questa situazione è la tragica conseguenza dell'assenza di dubbio, sia da parte di questa Chiesa, sia da parte del suo gregge. Tuttavia, si può continuare a sperare. Nella storia  umana, fin da sempre ed a tutte le latitudini, si sono levate menti libere, che si sono opposte, spesso a scapito della vita, ai detentori del pensiero unico, esclusivo, intollerante: preti, teologi ed ideologi più o meno atei. 
Gente superba ed arrogante, che si reputa depositaria non di una verità, ma della Verità, al punto da sentirsi in diritto d'imporla a tutti, anche con la violenza. Gente, al contempo, pavida e vigliacca, paurosa della   varietà e della diversità del mondo reale, nemica mortale della gioia, del piacere, della vita. Gente tanto più odiosa e sanguinaria, quanto più indossa i panni della divinità, quanto più si ritiene vicaria di Dio in Terra e, dunque, in dovere di difenderlo con il ferro ed il fuoco. Gente sempre incapace di dubbio, che invece è la forza di chi è libero e si mette in gioco. 
Sono questi i grandi nemici che gli atei ed i credenti, quelli intelligenti e seri, devono combattere. Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano tedesco, protagonista della resistenza al nazismodiceva: 
"Un Dio che c'è, non c'è"
ovvero, se Dio è dimostrabile, non è Dio. Quindi, atei e credenti la smettano finalmente di litigare tra loro su un problema comunque irrisolvibile! Il nemico dell'uomo e del vero Umanesimo non è Dio, ma ogni Chiesa totalitaria ed intollerante. Gli sforzi e la rabbia degli atei e dei credenti, quelli intelligenti e seri, devono essere diretti congiuntamente contro queste Chiese, contro i loro capi e seguaci, contro l'esperto religioso, il fondamentalista, il clericale, sia esso devoto o ateo. "Fieri di non appartenere a nessuna Chiesa" (tanto per citare il filosofo Giulio Giorello), questi atei  e credenti combattano la prepotenza delle Chiese con ogni mezzo: le idee, l'ironia e, se necessario, la derisione ed il disprezzo! 
Si arriverà mai ad una società matura in cui chi dice "credo" non è e non si sente superiore a chi dice "non credo" e viceversa? Quel che è certo è che in una tale società l'esclusiva su Dio dev'essere strappata di  mano ai preti, mentre la possibilità di Dio deve essere liberata dal carcere mortale e sudicio delle Chiese e restituita alla libera scelta dell'individuo. Una scelta che moralmente impegna, comunque, solo la vita di chi la fa, perché  Dio non deve entrare in politica, al contrario di quello che dicono i cattivi maestri come Ratzinger.
«...lo  Stato moderno non deve più conoscere tolleranza, ma solamente libertà: poiché quella suona graziosa concessione dello Stato al cittadino, mentre questa invece diritto del cittadino verso lo Stato». 
Così  si  esprimeva, nel 1901, Francesco Ruffini  nel suo "La libertà religiosa".  A guardare l'Italia di oggi, cento e più anni dopo, ci si rende conto con orrore di come essa sia ormai un Paese completamente allo sbando, la cui Democrazia è malata e seriamente minacciata. E' un Paese succube di una Chiesa comandata da un gruppo di azzimati vegliardi, prepotenti e presuntuosi, e nelle mani di uno stuolo di politici, molti dei quali corrotti, che fanno a gara per inchinarsi e lucidare con le loro labbra le sottane bianche o porpora di quei vecchi. 
Ma un Paese, dove la tolleranza  -  cioè la libertà riconosciuta de iure de facto ad ogni suo cittadino di non sottostare alle imposizioni morali di una qualsivoglia religione - viene quotidianamente tradita proprio da chi la dovrebbe difendere, è lontano mille anni luce da un Paese democratico e libero. Dice ancora Ruffini:  
«...il  vero concetto di libertà può solamente esistere dove identiche concessioni  si  fanno a tutti e dove l'esercizio della libertà degli uni trova un freno ed una regola nell'esercizio dell'eguale libertà degli altri»
(le citazioni di Ruffini sono tratte da Quaderni laici, n° O, pag. 20-21). Quei politici di cui sopra, così pronti a sacro sdegno davanti all'accusa di tradire la laicità dello Stato per obbedire alla loro piccola e forse un po' miserabile coscienza, dovrebbero riflettere su queste parole. Potrebbero ravvedersi e cambiare rotta. 
Ma il  pentimento e la vergogna sono quasi impossibili in chi si professa seguace di una Chiesa, che pur predica continuamente il pentimento... degli  altri ovviamente, non dei suoi  capi  e seguaci. 
Nel Basso Medioevo, più di ottocento anni fa, Dante ed i pittori mettevano senza paura Papi e vescovi all'inferno; oggi, un giornalista non può nemmeno dire: 
"...quei quattro gatti, forse un po' di più, che hanno ancora il coraggio e la pazienza d'ascoltare le parole di papa Benedetto XVI" 
e viene destinato ad altro incarico, mentre il direttore della sua rete addirittura si scusa con la cosiddetta Santa Sede!  Eppure, i nostri  politici continuano a ripetere che  l'Italia è un Paese laico... 
Personalmente ho sempre avuto una particolare simpatia per l'inferno: dev'essere caldo e, a sentire i preti, pieno di eretici e di libertini, cioè gente  libera e coraggiosa con cui sarebbe bello discutere. Ma, ammetto che il pensiero ed il timore più che fondato di trovarvi in quantità Papi e cardinali  mi spinge a fare di tutto per meritarmi il paradiso: doverli sopportare in questa vita è già molto pesante; il pensiero d'averli accanto anche per l'eternità è francamente intollerabile!
Tutte le Chiese hanno sempre amato il potere più di ogni altra cosa e non hanno mai lasciato nulla d'intentato pur d'ottenerlo e rafforzarlo. Hanno teologie e morali opposte ed inconciliabili; si odiano a morte tra loro,  nonostante i salamelecchi ecumenici di cui fanno sfoggio; infatti, per millenni si sono macellati a vicenda.
Però, una cosa in comune l'hanno sempre avuta e non vi hanno mai rinunciato: l'intolleranza omicida!"

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