martedì 13 novembre 2012

IDEE PER LA PUBBLICA ISTRUZIONE IN ITALIA

1) Abolizione della legge Gelmini.

2) Risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica: quelle private si manterranno grazie alle rette di chi usufruisce del loro servizio aggiuntivo.

3) Premiazione economica delle scuole in base alla “qualità” degli studenti prodotti, valutata dai docenti del primo anno del ciclo successivo.

4) Premiazione economica delle scuole e delle università in base alla qualità dei docenti, valutata in base al loro curriculum professionale (numero di lauree, dottorati di ricerca, master post lauream, pubblicazioni su riviste veramente ed esclusivamente accademiche e ad alto impact factor, lingue straniere) ed in base al giudizio degli stessi studenti.

5) Ristrutturazione dell'orario lavorativo dei docenti: non più 18 ore a scuola e 18 a casa, ma 24 ore (di 60 minuti) a scuola, con relativo adeguamento dello stipendio alla media europea.

6) Ristrutturazione dei cicli scolastici: scuola media dagli 11 ai 15 anni, scuola superiore (facoltativa) dai 16 ai 18 anni, università (facoltativa) dai 19 ai 23 anni (eccetto corsi di laurea più lunghi).

7) Abolizione della figura del Dirigente scolastico: per gli affari interni è sufficiente il Collegio dei docenti, mentre per quelli esterni basta un assessore comunale, anche su più scuole.

8) Abolizione (graduale) dei libri di scuola stampati e, quindi, loro gratuità, con accessibilità via Internet al formato digitale.

9) Assicurare la sicurezza psicologica nelle scuole: monitoraggio con telecamere, per individuare subito i vandali, i bulli e gli spacciatori, che vanno espulsi immediatamente.

10) Assicurare la sicurezza fisica: rapida costruzione di nuove scuole e "case dello studente", ecologicamente sostenibili, esteticamente belle ed energeticamente efficienti, con materiali prefabbricati.

11) Diffusione capillare di internet, con l'accesso libero per gli studenti.

12) Insegnamento obbligatorio della lingua inglese e dell’educazione civica, fin dall'asilo.

13) Insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri (obbligatorio in caso di richiesta di cittadinanza).

14) Formazione a distanza, con videoconferenze via internet, per gli studenti impossibilitati ad andare in aula per seri e documentati motivi.

15) Integrazione Università/Imprese.
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sabato 10 novembre 2012

Le conoscenze tecniche e scientifiche per creare un mondo futuro più pulito ci sono.

Il 13 gennaio 2010, Rich Diver e collaboratori, dei Sandia National Laboratories, di San Francisco, sono riusciti ad utilizzare l’energia solare per convertire l’anidride carbonica in vero carburante.
Il principio su cui si basa questo metodo è molto semplice: “Attraverso l’energia solare – dice Diver – è possibile innescare una sorta di combustione al contrario, che trasforma l’anidride carbonica in carburante. Concentrando l’energia solare, si trasforma l’anidride carbonica e si rilascia l’ossigeno ed anche un flusso di monossido di carbonio, che può essere facilmente convertito in combustibile liquido, adatto a tutti gli usi ed agli impianti tradizionali di trasporto già attivi. Questo consentirà di riciclare le emissioni inquinanti, ad esempio recuperando quelle delle centrali a carbone, generando nuova energia, mentre si riducono le emissioni”. “La cosa più eccitante” – continua Diver – “è che questa invenzione consente d'utilizzare il carburante fossile due o più volte, consentendo di diminuire le emissioni d'anidride carbonica nell'atmosfera, oltre a diminuire le quantità di carburante fossile dal sottosuolo”.
L’invenzione davvero rivoluzionaria, però, non sarà pronta per il mercato prima di 10-15 anni. Questi sono, infatti, i tempi minimi per la commercializzazione e l’adattamento delle nuove invenzioni tecnologiche alle logiche del mercato globale. I petrolieri possono tirare un sospiro di sollievo, pur dovendo cominciare ad organizzarsi per convertire i loro impianti di carburante fossile in qualcosa di meno inquinante, allineandosi con il trend ecologico che, in questo momento storico, vuole disporre di un’energia pulita, economica e sostenibile per tutta l’umanità.
Lo scienziato americano Craig Venter (foto), che stupì il mondo completando la mappa del genoma umano, a maggio di quest’anno (2010) ha pubblicato su Science (http://www.sciencemag.org/content/329/5987/52.abstract) l'annuncio che ha creato un organismo sintetico, usando sostanze inorganiche. Il nome ufficiale di questo batterio è Mycoplasma mycoides JCVI-syn1.0, Synthia per gli amici. Una volta, era un Mycoplasma capricolum; poi, sono arrivati gli uomini del J. Craig Venter Institute (http://www.jcvi.org/), che l’hanno privato del suo DNA originario e gli hanno inserito un nuovo genoma tutto sintetizzato chimicamente.  
Adesso, la successiva applicazione della biologia sintetica potrebbe essere la creazione di alghe con una duplice proprietà: assorbire anidride carbonica dall'atmosfera e produrre carburanti biologici, cioè liquidi che avrebbero la stessa composizione chimica dei normali combustibili tipo benzina, cherosene o diesel, oggi ottenuti dalla raffinazione del petrolio greggio.
La visione di centinaia di chilometri quadrati di coltivazioni di alghe nei fondali oceanici non è realizzabile nel giro di qualche anno, non fosse altro perché le alghe sono organismi molto più complessi di Synthia. Ma il dado è stato tratto, non solo in campo scientifico, ma anche in quello economico: la Esso ha investito 600 milioni di dollari in Synthetic Genomics, la società di cui Vender è il co-fondatore, in cambio della proprietà intellettuale sui brevetti che verranno dall'attività di ricerca. Che non si tratta di fantasie lo dimostra il fatto che sono già state compilate 13 richieste di brevetti
Tra l’altro, è in fase di sperimentazione l’estrazione di biocarburanti dalle alghe che già esistono in natura. Ci sono diversi gruppi di ricerca, sia nelle università che nelle grandi imprese, negli USA, nel Regno Unito e nel Giappone, nonché alcune start-up (Solazyme, Sapphire Energy), che hanno prodotto carburante da alghe usato in via sperimentale in veicoli comuni (una Jeep ed una Mercedes, per essere precisi).
Chi lavora nel campo delle biotecnologie spera d'arrivare ad essere competitivo nel giro di due anni. Tuttavia, per adesso, i costi di produzione sono ancora troppo alti (paragonabili ad oltre i 400 dollari al barile) per poter competere con i carburanti raffinati da petrolio, fintanto che questo si mantiene tra i 60 e gli 80 dollari al barile. Certo, ci sarebbe da discutere sul meccanismo di fissazione di tale prezzo, ma usciremmo fuori tema...
Se gli sforzi di Vender avranno successo, la biologia sintetica cambierà gli equilibri economici mondiali anche per un altra ragione. Non sarà più la disponibilità di petrolio, carbone, gas, o altre materie prime ad influenzare in modo determinante il benessere della popolazione di un Paese: sarà la sua capacità scientifica. La conoscenza costituirà ancora di più la fonte primaria di ricchezza, a dispetto di quanti ripetono, con becera prosopopea, che la cultura non si mangia…

Gaio e Gaia: un rapporto d'amore - odio

Protagonista maschile di questa storia è Gaio, misterioso autore giuridico romano, vissuto oltre 2000 anni fa ed autore di un volumetto di «Istituzioni». Gaio non è visto come un personaggio storico. È, invece, il modello antropologico presupposto dall'ordine giuridico individualistico occidentale, che affonda le sue radici nella concezione romana del Diritto privato.
Protagonista femminile è Gaia, la terra viva, un luogo che da qualche milione di anni ospita l'umano. Gaia da molto più tempo è luogo della vita, un aggregato complesso di ecosistemi, di nessi, di comunità, di reti, di relazioni, di cooperazione e di conflitto, di gerarchia, di trasformazioni lente e di rivoluzioni improvvise. I miti su Gaia sono complessi ed affascinanti, e variano attraverso le culture.
Gaio ama il piacere ma lo considera un lusso, un luogo dell'estetica. Il piacere generato dalla qualità, uno stato dell'essere, non lo aiuta ad accumulare ed avere sempre ed ancora di più. Perciò Gaio distingue tra arte e scienza; la prima si fonda sulla qualità, sulla relazione e sulla comunità spirituale fra artista, opera e fruitore; la seconda si fonda soltanto sulla quantità. Di conseguenza, la scienza di Leonardo, una scienza della qualità, viene dimenticata: il protoscienziato sarà, invece, Galileo, colui che esclude la qualità ed il «non misurabile» (estetica, odori, sapori, armonie) dal mondo della rilevanza scientifica.
Gaio inventa la manifattura e la produzione in serie. Inventa macchine prodigiose, fondate su leggi assolute ed immutabili, che impara a scoprire e misurare con precisione.
Gaia gli offre l'energia per farlo: dalle sue viscere esce prima il carbone e poi il petrolio.
Gaio diventa sempre più ricco e copre d'onori chi gli ha consentito di diventarlo. Newton, nella Londra del suo tempo, aveva status di superstar.
Gaia ama la bellezza e l'armonia. La sua essenza è nell'ECOsistema, un insieme di relazioni mutualistiche in cui il tutto non è una semplice somma delle parti.
Gaio pone al centro se stesso. Promuove la sua visione EGOcentrica. Inventa l'Umanesimo. Scopre che Gaia che non è più il centro dell'universo. Reagisce a ciò ponendovi se stesso.
Con Cartesio, l'io pensante, cioè Gaio, si emancipa dalla materia di cui rifiuta al contempo l'essenza animata. Gaio si emancipa perfino dal suo corpo, dal suo essere persona. Adesso conta solamente per quello che ha. È soggetto astratto, dominus borghese, dotato di poteri illimitati su Gaia, di cui rifiuta l'identità viva e che riduce ad una macchina. Per lui, adesso, Gaia è governata da leggi meccaniche, simili a quelle a tutela della sua proprietà privata, di cui la forza della sovranità esige il rispetto, a pena di supplizi e galere.
Gaia deve svelarsi interamente ai suoi occhi, deve confessargli tutti i segreti di sé, proprio quelli che possono renderlo ancora più ricco e potente. Gaia è adesso prigioniera e, come i prigionieri, dev'essere torturata per estorcerne la verità: come e dove posso trovare nuove ricchezze, nuove conoscenze, nuovo potere?
Gaio prende le vesti di Francesco Bacone, onnipotente e crudele cancelliere di Sua Maestà, ad un tempo grande giurista e grande scienziato. E' Bacone a teorizzare l'Inquisizione nell'Inghilterra della Magna Charta. È Bacone ad insegnare il metodo scientifico, per interrogare spietatamente Gaia, al fine ultimo di trasformarla e svilupparla. Gaio, al contempo estende la sua immagine alle sue donne: se capaci d'avere, avranno diritto alla parità formale.
Gaia, la sposa sfruttata, dominata e violentata dal Diritto e dalla Scienza, rimarrà per sempre inerte? Noi aspettiamo qualche cavaliere che accorrerà a sua difesa.

domenica 28 ottobre 2012

Trasfusioni di sangue e testimoni di Geova


Ho notato che sulla pagina Facebook della Theocratic ministry school dei testimoni di Geova (http://www.facebook.com/notes/theocratic-ministry-school/sickle-cell-anemiaknowledge-is-the-best-defense/479618235392478) c'è una notizia riguardante le trasfusioni di sangue in caso d'anemia a cellule falciformi (o sickle-cell anemia, come la chiamano negli USA, o drepanocitosi, come la chiamano i medici italiani). 

Si definisce anemia: 
"Quella situazione in cui l'organismo non dispone di un numero sufficiente di globuli rossi, o non produce abbastanza emoglobina, per far arrivare l'ossigeno in tutte le aree del corpo. Questo significa che l'organismo non riceve abbastanza carburante (in forma di ossigeno) per funzionare in modo efficiente, mettendo così in pericolo il cuore e gli altri organi". (http://www.janssen-italia.it/bgdisplay.jhtml?itemname=anemia_faq&product=none)
L'anemia viene valutata tramite un semplice esame del sangue, che misura i livelli di emoglobina (Hb). Esistono diverse scale di misurazione per l'emoglobina ma, secondo quanto stabilisce l'Organizzazione Mondiale della Sanità, si parla di anemia lieve in presenza di livelli di Hb inferiori a 11.0 g/dl (6.8 mmol/l). Secondo la scala di valutazione adottata dal National Cancer Institutes of America, si parla di anemia lieve con livelli di Hb inferiori a 12 g/dl (7.5 mmol/l) nelle donne, o inferiori a 14 g/dl (8.7 mmol/l) negli uomini.

Ora, come si sa, i testimoni di Geova rifiutano categoricamente le trasfusioni di sangue, indipendentemente dal tipo d'anemia, ma questo è profondamente sbagliato. Certo, altrettanto sbagliato è ritenere le trasfusioni di sangue miracolose. Questo lo pensò papa Innocenzo VIII, in punto di morte (1492), quando si fece fare da un medico ebreo una trasfusione (per via orale), usando il sangue prelevato da tre ragazzini di dieci anni, appositamente acquistati (!) e che morirono la sera stessa per via della flebotomia... 

In realtà, come sempre, in medio stat virtus. Ecco, dunque, elencati i dieci casi in cui viene insegnato ai futuri infermieri italiani d'intervenire con una trasfusione di globuli rossi concentrati (viene rimosso l'80% del plasma): 


  1. Anemie croniche con Hb < 7 g/dl o Ht < 21%
  2. Hb < 8 g/dl o < 24%
  3. Hb < 9 g/dl in paziente in programma per intervento
  4. Hb < 10 g/dl in paziente sintomatico per anemia in cardiopatia e/o pneumopatia
  5. Sanguinamento in atto con perdita > 30% del volume ematico
  6. Sanguinamento con Hb < 9 g/dl
  7. Sanguinamento in ipoteso (sistolica < 90 mm Hg, F.C. >120 bpm)
  8. Neonati con Hb < 13 g/dl
  9. Protocolli di regime iper- o super-trasfusionale nella talassemia
  10. Exanguinotrasfusione


(http://www.medicina.unich.it/materiale_didattico/davi/malattie_sangue_inf/emotrasfusioni.pdf).

I medici del Servizio d'immunoematologia e medicina trasfusionale delle varie ASL dicono quanto segue: "Nell'anemia a cellule falciformi (o drepanocitosi), la terapia trasfusionale non è generalmente indicata per valori di Hb maggiori di 7 g / dl".  (http://www.aslbat.it/attachments/143_linee%20guida%20trasfusionale.pdf)

Dunque, non si fa la trasfusione, in caso d'anemia a cellule falciformi, solo ed esclusivamente quando il paziente ha ancor abbastanza emoglobina nel suo sangue; se non ce l'ha, si procede alla trasfusione. 

Invece di ringraziare "Geova per i mirabili modi con cui illumina la mente dei giovani", basterebbe aprire un testo scolastico di Biologia; invece d'accelerare l'incontro con Geova, magari lo si rimanda dopo avere vissuto una vita a fare del bene agli altri, secondo il più puro spirito evangelico. 

Ricerca pura e ricerca applicata

In molti campi della scienza si usa distinguere tra la ricerca "di base" (o teorica, o pura) e ricerca "applicata" (o pratica). In Botanica, per esempio, un tipico argomento di ricerca applicata è questo: trovare le condizioni che permettono ai pomodori di conservarsi al lungo in magazzino. Un tipico argomento di ricerca di base può essere, invece, lo studio dei meccanismi molecolari che causano la maturazione dei frutti.

Ho scelto apposta questi esempi per far vedere che è difficile distinguere tra ricerca pura ed applicata, in base agli argomenti. Quello che conta è, piuttosto, l’atteggiamento del ricercatore davanti al problema. Lo scopo del ricercatore applicato è d’ottenere rapidamente un risultato pratico (nel nostro caso la conservazione dei pomodori). Lo scopo del ricercatore teorico è d’acquisire nuove conoscenze, verificando eventualmente se vanno d’accordo con un determinato schema che ha già in testa.

Dobbiamo ammettere, tuttavia, che in non pochi casi questo nobile desiderio di conoscenza non sarebbe sufficiente, se non fosse rinforzato da altri desideri più terreni, quali: aumentare il proprio prestigio accademico o le proprie pubblicazioni, arrivare a risolvere un problema prima dei colleghi, eccetera. Il ricercatore teorico, comunque, non immagina quasi mai quali potranno essere le applicazioni pratiche del suo lavoro e non ha nemmeno molto interesse a saperlo.

E ora parliamo di costi. La ricerca di base e quella applicata sono entrambe costose. Il costo varia secondo la disciplina: si può stimare approssimativamente che la ricerca biologica costi da dieci a cento volte meno di quella fisica. È, comunque, naturale che in periodi di crisi economica come l’attuale si tenda a guardare con occhio critico i rapporti tra costi e benefici dei due tipi di ricerca. Sul fatto che i soldi destinati alla ricerca applicata siano spesi bene sono d’accordo quasi tutti. Invece, la ricerca teorica è considerata un lusso consentito solo nei periodi di prosperità economica. Gli stessi ricercatori teorici possono sentirsi molto imbarazzati, se devono spiegare ad un profano a che cosa serve il loro lavoro.

Ma dimostrare l’utilità della ricerca di base è facile: basta pensare ad una qualunque invenzione o scoperta, che abbia migliorato la nostra vita, e ripercorrere all'indietro le tappe di ricerca e di lavoro che l’hanno resa possibile. Durante questo immaginario percorso a ritroso verranno fuori i contributi della ricerca di base e si vedrà come, più si va indietro e più questi contributi diventino grossi. Prendiamo un caso concreto: gli antibiotici. Come tutti sanno, essi sono delle sostanze chimiche prodotte da vari microrganismi, che bloccano la crescita di molte specie di batteri patogeni. Il primo antibiotico, la penicillina, fu scoperto per caso da Victor Fleming(figura), in seguito ad un incidente di laboratorio: l’inquinamento di una coltura di batteri da parte di una muffa, il Penicillum notatum. Fleming dapprima osservò che i batteri non si moltiplicavano vicino alle colonie di Penicillum notatum e poi riuscì ad isolare una sostanza chimica, prodotta dalla muffa, che bloccava la crescita batterica. Questa sostanza era la penicillina.

Questa scoperta, però, non sarebbe stata possibile, se Fleming non avesse già avuto a disposizione tutte le complicate tecniche necessarie per allevare in laboratorio muffe e batteri. Queste tecniche presuppongono, a loro volta, la conoscenza delle esigenze nutritive dei microrganismi ed il loro riconoscimento sistematico, il quale è basato in parte su tecniche microscopiche ed in parte su tecniche biochimiche. La purificazione della penicillina è fondata su una montagna di conoscenze di chimica organica, dalle nozioni più astratte sulla struttura delle molecole, fino a quelle tecniche sulle apparecchiature da laboratorio.

Conclusione: la scoperta della penicillina è stata possibile grazie al lavoro di migliaia di ricercatori teorici, venuti prima di Fleming: micologi, microbiologi, biochimici, chimici organici, eccetera. La stragrande maggioranza di loro faceva ricerca di base e non pensava minimamente alla penicillina come traguardo finale del suo lavoro. Eppure, senza questi scienziati “puri”, gli antibiotici oggi non ci sarebbero. Lo stesso trucco mentale si può applicare a qualunque risultato concreto della scienza. In ogni caso si scoprirà che le radici invisibili della ricerca applicata affondano in quella di base. Lo stesso nome “ricerca applicata” è una dimostrazione di questo fatto: esso allude all'applicazione per scopi pratici di risultati acquisiti attraverso la ricerca di base.

Un esempio negativo che dimostra l’importanza della ricerca di base è il fallimento di decenni di ricerche applicate per trovare la cura per il cancro. Buona parte di queste ricerche si limitava a sperimentare il potere curativo delle sostanze più diverse, scelte quasi completamente a caso. Dato che le sostanze organiche conosciute sono più di un milione, la probabilità di trovare a caso quella giusta non poteva essere molto alta: era come sparare ad un bersaglio in una stanza completamente buia. Quello che mancava (e in parte ancora manca) era la conoscenza dei meccanismi che regolano la crescita cellulare. Questi meccanismi sono certamente differenti nella cellula normale ed in quella cancerosa, per cui conoscendo bene queste differenze sarebbe possibile fare leva su qualcuna di esse, per scegliere a ragion veduta una sostanza tale da impedire la crescita tumorale, senza danneggiare le cellule sane. Scoprire i meccanismi che regolano la divisione cellulare è un tipico compito della ricerca di base, non di quella applicata.

Il triste caso della ricerca applicata sul cancro dimostra un altro fatto importante. La ricerca di base può servire a fare risparmiare molti soldi a quella applicata. Probabilmente, se fosse stato subito aggredito come problema teorico il problema della divisione cellulare, si sarebbero risparmiati miliardi di dollari spesi nel provare composti chimici a caso. La corrispondente spesa per la ricerca pura sarebbe stata minore, senza alcun dubbio.

Nel periodo di relativa pace e prosperità degli anni ’50 e ’60, la ricerca biologica ha avuto un’espansione senza precedenti, soprattutto negli USA. A questo periodo di crescita esplosiva è seguito, verso la fine degli anni ’60, un periodo di stagnazione, che è durato fino a pochi anni fa, quando è intervenuto un periodo di decrescita. Oggi, i governi della maggior parte dei Paesi del mondo tendono a favorire quei rami della ricerca di base che porteranno prevedibilmente ad applicazioni utili in un futuro non troppo lontano. Ad esempio: i meccanismi biochimici della fecondazione umana, che potrebbero portare a nuovi metodi anticoncezionali, o la trasformazione microbica dell’azoto atmosferico in ammoniaca, che potrebbe portare ad un aumento dei raccolti agricoli.

Ricerche di base che sono “fuori riga” rispetto alle varie direzioni principali, spesso, non sono finanziate. Ma è possibile che un’eccessiva concentrazione della ricerca di base su un numero ristretto di argomenti si riveli un errore strategico. Infatti, la ricerca applicata può essere paragonata allo svolgimento di un tema proposto dalla ricerca di base: se non sono continuamente proposti temi nuovi, la ricerca applicata rischia di fermarsi per mancanza d’idee. 

Nuovi temi e nuove idee saranno quanto mai importanti nei prossimi anni, quando muteranno le tradizionali fonti energetiche e la produzione alimentare rischierà di essere insufficiente. È probabile, inoltre, che le idee nuove verranno dai settori scientifici considerati strani e negletti, più che da quelli intensamente studiati.

sabato 20 ottobre 2012

La scienza dei testimoni di Geova

Ad agosto (2012), la sera che dava inizio al Ramadan, ebbi un incontro con un musulmano e ci mettemmo a dialogare circa i pianeti del Sistema solare. Secondo il Corano ce ne sarebbero undici, più il Sole e la Luna, mentre per l'astronomia ce ne sono nove (comprendendo Sedna), mentre la Luna è un satellite, Plutone è un "oggetto transnettuniano" ed il Sole è una stella. Il mio commento finale, un po' ironico, fu il seguente: " Un po' mi dispiace che non ci siano veramente undici pianeti attorno al Sole. Chissà, magari mi sarei convertito all'Islam!".

Discussioni come questa sono occasioni troppo ghiotte per predicatori e fanatici religiosi, lo so. Infatti, eccone presentarsi all'appello uno, tale Stefano Comelli. Egli mi scrive quanto segue: 
"La Bibbia è scientificamente accurata. Contiene informazioni che precorrevano di molto i tempi. Per esempio il libro di Levitico conteneva leggi sulla quarantena e l’igiene, date all’antico Israele quando le nazioni circostanti ignoravano completamente nozioni del genere. In un’epoca in cui si avevano idee sbagliate circa la forma della Terra, la Bibbia accennava al circolo, o sfera, della Terra. (Isaia 40:22) Diceva correttamente che la Terra è ‘sospesa sul nulla’. (Giobbe 26:7) Certo la Bibbia non è un testo scientifico, ma quando menziona argomenti scientifici è accurata. Non è quello che ci aspettiamo dal libro di Dio? Cordiali Saluti". 
Ho fatto delle ricerche su questa persona e ho scoperto che ha conseguito una Laurea in marketing e pubblicità presso il "Colegio Suger Montano", di Città del Guatemala; fin qui tutto regolare. Poi, però, ha frequentato un'altra "Università" chiamata: "Theocratic ministry school". (http://www.facebook.com/pages/Theocratic-Ministry-School/342872142400422)

Ora, al liceo ho imparato che nel Medioevo si contrapponevano due distinti modi di fare politica: il primo era quello degli imperatori bizantini, che governavano sentendosi come dei papi (Cesaropapismo); l'altro modo era, appunto, quello dei papi, i quali governavano sentendosi come degli imperatori (Teocrazia). In termini più espressamente politici, la Teocrazia è quella concezione dello Stato in cui la Costituzione è ricalcata precisamente su quanto scritto in un testo sacro; com'era, appunto, nello Stato della Chiesa durante il Medioevo, o com'è adesso in Arabia saudita o in Iran. 

La cosa incominciava davvero a puzzarmi parecchio, così sono andato a cercare sulla pagina Facebook di questa Università ed ecco che cosa ho trovato scritto: 
"Quando la scuola è stata inaugurata nelle congregazioni dei TESTIMONI DI GEOVA, nel 1943, il suo scopo è stato dichiarato in queste parole: per preparare tutti gli uomini fedeli, coloro che hanno ascoltato la Parola di Dio e hanno dimostrato la loro fede in essa, ad essere in grado d'insegnare agli altri". 
Il mistero era stato svelato: Stefano Comelli era un testimone di Geova. Dopo aver capito da che pulpito veniva la predica, gli ho risposto come segue: 
"L'unica affermazione che mi sento di condividere è che "la Bibbia non è un testo scientifico". A costo di risultare lungo, voglio assolutamente chiarire questo punto fondamentale. La scienza è un modo di conoscere la natura, che procede attraverso una dimostrazione pratica. La religione, invece, è l'insieme degli sforzi dell'uomo per propiziarsi o conciliarsi potenze superiori, che si suppone dirigano e controllino il corso della natura e della vita umana. Fatta questa premessa, rispondo in tre punti al commento del testimone di Geova. 
I PUNTO. Se la religione implica, in primo luogo, la credenza in esseri soprannaturali che governano il mondo e, in secondo luogo, il tentativo di conquistarne la benevolenza, chiaramente essa presume che il corso della natura sia, in certa misura, elastico e variabile e che noi siamo in grado di persuadere o indurre le potenze che lo governano a deviare, a nostro beneficio, il fiume degli eventi dal letto nel quale altrimenti scorrerebbero. 
E' ovvio, dunque, che questa implicita variabilità della natura è in netto contrasto con i principi della scienza, poiché quest'ultima parte dal presupposto che i processi della natura siano rigidi ed invariabili nel loro operare e che persuasione e suppliche non possano alterarne il corso più di quanto lo possano fare minacce e ricatti. La differenza tra le due contrastanti concezioni dell'universo sta tutta nella loro risposta all'interrogativo cruciale seguente: le forze che governano il mondo sono consapevoli e personali, oppure inconsapevoli ed impersonali? In quanto conciliazione di potenze soprannaturali, la religione sostiene il primo enunciato dell'alternativa. Invece, in quanto indagine del mondo attraverso la dimostrazione pratica, la scienza sostiene il secondo enunciato dell'alternativa e ritiene che il mondo sia governato da leggi immutabili, che operano meccanicamente. 
Questo radicale conflitto tra religione e scienza spiega l'implacabile ostilità del sacerdote nei confronti dello scienziato (e del filosofo laico), in tutto il corso della storia umana. L'altezzosa autosufficienza dello scienziato, la sua arroganza verso i poteri superiori e la sua sfrontata pretesa d'esercitare un potere simile al suo non possono che ripugnare al sacerdote al quale, per la sua profonda umiltà di fronte alla maestà divina, queste pretese e questi comportamenti appaiono come un'empia e blasfema usurpazione di prerogative, che sono appannaggio esclusivo di Dio.
Tuttavia, può nascere anche il sospetto che, talvolta, l'ostilità del sacerdote sia provocata da motivazioni più terra, terra. Egli, infatti, si proclama il giusto tramite, il vero mediatore tra Dio e l'uomo e, senza dubbio, i suoi interessi, oltre che i suoi sentimenti, sono minacciati da un professionista rivale, il quale predica una via più facile e più sicura verso la fortuna, che non l'accidentato ed infido cammino del favore divino. Dunque, nessuna conciliazione è possibile tra scienza e religione.
II PUNTO. Falsa è, inoltre, l'affermazione che "le nazioni circostanti Israele ignoravano completamente nozioni del genere". In realtà, ciò è smentito dalle centinaia di tavolette d'argilla incise in caratteri cuneiformi provenienti dalla Mesopotamia e dai molti papiri scritti in geroglifici provenienti dall'Egitto.
Molto tempo prima che i primi Ebrei facessero la loro comparsa in Palestina, già all'ombra delle grandi piramidi e dei templi misteriosi, Imhotep e gli altri medici egizi prescrivevano norme di medicina preventiva, nonché terapie farmacologiche e chirurgiche molto accurate. Sono stati rinvenuti crani umani con segni di trapanazioni e successiva ricrescita ossea, il che dimostra la sopravvivenza del paziente dopo l'intervento.
Contemporaneamente agli Egizi, o poco prima, nella Mesopotamia meridionale, la terra dalla quale successivamente sarebbe provenuto Abramo, già nel IV millennio a.C. i medici sumeri descrivevano accuratamente le malattie e vari procedimenti chimici e prescrivevano terapie senza ricorrere (cosa veramente notevole) né a preghiere religiose né a sortilegi magici.
III PUNTO. Come nota marginale, mi permetto di fare notare che "circolo" e "sfera" non hanno mai avuto il medesimo significato: il primo è una figura piana (inesistente), mentre la seconda è una figura tridimensionale (esistente).
Specificata questa differenza geometrica, faccio notare che, molto tempo prima degli Ebrei, i Sumeri immaginavano già la Terra (Ki) come un disco circolare attorniato dall'oceano (Abzu) e sospeso tra la semisfera del Cielo (An) e quella dell'Inferno (Kur); infine, immaginavano che al di là del mondo visibile si estendesse da ogni parte un Oceano cosmico, infinito e misterioso, entro il quale si manteneva immobile la sfera dell'universo visibile. Agli Ebrei, dunque, non è stato rivelato proprio un bel nulla, che non fosse stato già noto ai Sumeri ed agli Egizi. Cordiali saluti".

domenica 1 maggio 2011

Natura e valori non negoziabili (di: Jennifer M. Hecht)

"La Chiesa cattolica si è sempre opposta, fino a ieri, a certi "costumi" dicendo semplicemente che erano contrari alla dottrina cattolica. Oggi, grazie alla globalizzazione ed ai continui flussi migratori, il pensiero unico del Cattolicesimo trionfante è finito. Gli Italiani si sono resi conto d'avere in casa altri cittadini italiani, diversamente credenti e con visioni morali differenti, per cui è diventato impossibile sostenere le proprie condanne bollandole semplicemente come non cattoliche. 
Ecco, allora, i suoi insonni despoti (quelli che, direbbe Thomas Mann, "con la destra fanno il segno della croce mentre con la sinistra crocifiggono i popoli") escogitare l'altra trovata: quei costumi sono da vietare non perché contrari alla dottrina cattolica, ma perché contrari alla natura. "Natura" è il nuovo escamotage: chiunque, infatti, ha il diritto di ribellarsi contro ciò che è cattolico, ma chi oserebbe farlo contro ciò che è naturale? 
È bastato, dunque, un semplice cambio di aggettivazione, per riverniciare e ripresentare (così almeno credono loro) agli occhi della modernità i grandi valori cattolici, quelli che essi chiamano i "valori non negoziabili", appunto perché obbediscono alla natura. Quindi, la contestabile famiglia cattolica, quella fondata solo sul matrimonio tra un uomo ed una donna, diventa l'incontestabile famiglia naturale; la discutibile sessualità cattolica, quella tra uomo e donna finalizzata alla procreazione, diventa l'indiscutibile sessualità naturale e via di questo passo: l'embrione è persona fin da subito, perché così dice la natura; la fecondazione eterologa è innaturale; un testamento biologico, che rispetti la decisione ultima della singola persona, non va bene perché per natura la vita appartiene solo a Dio (quale?); l'eutanasia... orrore, neanche a parlarne! (non importa se il 65% degli Italiani ritiene necessario quantomeno che se ne discuta senza preclusione alcuna). 
All'ingenuo, che chiedesse chi ha il diritto di decidere che cosa sia propriamente "naturale", la risposta ovvia e quasi piccata è: il Papa e la cerchia vaticana. Gli "esperti in umanità" (citando papa Paolo VI) sono diventati, dall'oggi al domani, per un colpo di bacchetta magica, anche gli "esperti in natura", i soli autorizzati a pronunciarsi su tale materia. Una natura, ben inteso, cattolica, cioè molto diversa da quella vera; una natura senza colori, in bianco e nero, anzi solo grigia, opaca, opprimente, squallida, da confessionale. 
Una continua violenza, perpetrata con il placet di una classe politica indecorosamente appiattita sulle posizioni vaticane e che, oltretutto, si offende (vedi La Repubblica del 27.08.2009), se accusata di esserlo. Politici presuntuosi, che dicono di "non accettare lezioni di laicità", proprio mentre si accingono ad approvare una vergognosa ed insultante legge sul fine-vita, che vuole imporre l'idratazione e l'alimentazione a tutti, anche contro la loro volontà. Politici spocchiosi, che rivendicano sdegnati 'la libertà della loro coscienza", mentre si sentono in diritto di violare la libertà di coscienza degli altri. Politici sostenitori di un disegno di legge presentato, guarda caso, da un tizio di notoria appartenenza all'Opus Dei. Sarà pur possibile nutrire qualche dubbio sulla laicità di questo signore? Se un semplice cattolico come Castagnetti riconosce nel Papa il suo capo vero, che sarà mai il Papa per uno dell'Opus Dei? Persone di tal genere non solo hanno bisogno d'andare a scuola di laicità, ma devono farlo, partendo dall'asilo. Dice Emma Bonino:  
«Al di là dei proclami che sentiamo, l'Italia è ormai un Paese che non è più europeo; fa riferimento solo al Vaticano. Stiamo vivendo in un limbo oscurantista, come dimostrano i vizi privati ed il pubblico proibizionismo».
I talebani islamici ammazzano brutalmente, i talebani cattolici avvelenano tutto. Nessun Paese della civiltà occidentale è ridotto male come l'Italia, quanto a diritti civili sistematicamente negati a moltissimi suoi cittadini. 
Questa situazione è la tragica conseguenza dell'assenza di dubbio, sia da parte di questa Chiesa, sia da parte del suo gregge. Tuttavia, si può continuare a sperare. Nella storia  umana, fin da sempre ed a tutte le latitudini, si sono levate menti libere, che si sono opposte, spesso a scapito della vita, ai detentori del pensiero unico, esclusivo, intollerante: preti, teologi ed ideologi più o meno atei. 
Gente superba ed arrogante, che si reputa depositaria non di una verità, ma della Verità, al punto da sentirsi in diritto d'imporla a tutti, anche con la violenza. Gente, al contempo, pavida e vigliacca, paurosa della   varietà e della diversità del mondo reale, nemica mortale della gioia, del piacere, della vita. Gente tanto più odiosa e sanguinaria, quanto più indossa i panni della divinità, quanto più si ritiene vicaria di Dio in Terra e, dunque, in dovere di difenderlo con il ferro ed il fuoco. Gente sempre incapace di dubbio, che invece è la forza di chi è libero e si mette in gioco. 
Sono questi i grandi nemici che gli atei ed i credenti, quelli intelligenti e seri, devono combattere. Dietrich Bonhoeffer, teologo luterano tedesco, protagonista della resistenza al nazismodiceva: 
"Un Dio che c'è, non c'è"
ovvero, se Dio è dimostrabile, non è Dio. Quindi, atei e credenti la smettano finalmente di litigare tra loro su un problema comunque irrisolvibile! Il nemico dell'uomo e del vero Umanesimo non è Dio, ma ogni Chiesa totalitaria ed intollerante. Gli sforzi e la rabbia degli atei e dei credenti, quelli intelligenti e seri, devono essere diretti congiuntamente contro queste Chiese, contro i loro capi e seguaci, contro l'esperto religioso, il fondamentalista, il clericale, sia esso devoto o ateo. "Fieri di non appartenere a nessuna Chiesa" (tanto per citare il filosofo Giulio Giorello), questi atei  e credenti combattano la prepotenza delle Chiese con ogni mezzo: le idee, l'ironia e, se necessario, la derisione ed il disprezzo! 
Si arriverà mai ad una società matura in cui chi dice "credo" non è e non si sente superiore a chi dice "non credo" e viceversa? Quel che è certo è che in una tale società l'esclusiva su Dio dev'essere strappata di  mano ai preti, mentre la possibilità di Dio deve essere liberata dal carcere mortale e sudicio delle Chiese e restituita alla libera scelta dell'individuo. Una scelta che moralmente impegna, comunque, solo la vita di chi la fa, perché  Dio non deve entrare in politica, al contrario di quello che dicono i cattivi maestri come Ratzinger.
«...lo  Stato moderno non deve più conoscere tolleranza, ma solamente libertà: poiché quella suona graziosa concessione dello Stato al cittadino, mentre questa invece diritto del cittadino verso lo Stato». 
Così  si  esprimeva, nel 1901, Francesco Ruffini  nel suo "La libertà religiosa".  A guardare l'Italia di oggi, cento e più anni dopo, ci si rende conto con orrore di come essa sia ormai un Paese completamente allo sbando, la cui Democrazia è malata e seriamente minacciata. E' un Paese succube di una Chiesa comandata da un gruppo di azzimati vegliardi, prepotenti e presuntuosi, e nelle mani di uno stuolo di politici, molti dei quali corrotti, che fanno a gara per inchinarsi e lucidare con le loro labbra le sottane bianche o porpora di quei vecchi. 
Ma un Paese, dove la tolleranza  -  cioè la libertà riconosciuta de iure de facto ad ogni suo cittadino di non sottostare alle imposizioni morali di una qualsivoglia religione - viene quotidianamente tradita proprio da chi la dovrebbe difendere, è lontano mille anni luce da un Paese democratico e libero. Dice ancora Ruffini:  
«...il  vero concetto di libertà può solamente esistere dove identiche concessioni  si  fanno a tutti e dove l'esercizio della libertà degli uni trova un freno ed una regola nell'esercizio dell'eguale libertà degli altri»
(le citazioni di Ruffini sono tratte da Quaderni laici, n° O, pag. 20-21). Quei politici di cui sopra, così pronti a sacro sdegno davanti all'accusa di tradire la laicità dello Stato per obbedire alla loro piccola e forse un po' miserabile coscienza, dovrebbero riflettere su queste parole. Potrebbero ravvedersi e cambiare rotta. 
Ma il  pentimento e la vergogna sono quasi impossibili in chi si professa seguace di una Chiesa, che pur predica continuamente il pentimento... degli  altri ovviamente, non dei suoi  capi  e seguaci. 
Nel Basso Medioevo, più di ottocento anni fa, Dante ed i pittori mettevano senza paura Papi e vescovi all'inferno; oggi, un giornalista non può nemmeno dire: 
"...quei quattro gatti, forse un po' di più, che hanno ancora il coraggio e la pazienza d'ascoltare le parole di papa Benedetto XVI" 
e viene destinato ad altro incarico, mentre il direttore della sua rete addirittura si scusa con la cosiddetta Santa Sede!  Eppure, i nostri  politici continuano a ripetere che  l'Italia è un Paese laico... 
Personalmente ho sempre avuto una particolare simpatia per l'inferno: dev'essere caldo e, a sentire i preti, pieno di eretici e di libertini, cioè gente  libera e coraggiosa con cui sarebbe bello discutere. Ma, ammetto che il pensiero ed il timore più che fondato di trovarvi in quantità Papi e cardinali  mi spinge a fare di tutto per meritarmi il paradiso: doverli sopportare in questa vita è già molto pesante; il pensiero d'averli accanto anche per l'eternità è francamente intollerabile!
Tutte le Chiese hanno sempre amato il potere più di ogni altra cosa e non hanno mai lasciato nulla d'intentato pur d'ottenerlo e rafforzarlo. Hanno teologie e morali opposte ed inconciliabili; si odiano a morte tra loro,  nonostante i salamelecchi ecumenici di cui fanno sfoggio; infatti, per millenni si sono macellati a vicenda.
Però, una cosa in comune l'hanno sempre avuta e non vi hanno mai rinunciato: l'intolleranza omicida!"