Lo scrittore Giuseppe Prezzolini, nel suo L'arte di Persuadere (1907) stabilisce un curioso parallelo tra la costruzione delle bugie e la costruzione delle teorie scientifiche:
« C'è un punto fondamentale della teoria delle bugie, che è ignorato da molti e cioè questo: per formare una bugia che abbia la massima probabilità d'essere accettata, bisogna osservare le stesse regole che segue lo scienziato formando le teorie scientifiche. Bugia e teoria scientifica rispondono agli stessi bisogni intellettuali... che sono i seguenti: a) economia, cioè semplicità e facilità di comprensione e di organizzazione, essendo ogni teoria uno strumento; b) coerenza logica, cioè mancanza di contraddizioni intime; c) accordo con i fatti, cioè che a parità di a) e di b) si prescelga la teoria che si accorda con il massimo numero di fatti da spiegare e dia una certa sicurezza di poter difficilmente essere smentita da fatti futuri. Ora, se nel costruire una bugia si tiene conto di questi tre requisiti della teoria scientifica, si è certi di costruire la miglior bugia possibile rispetto ad un dato fatto o complesso di fatti... ».
Il filosofo della scienza Thomas S. Kuhn ha evidenziato, nel 1969, che non solo la costruzione, ma anche l'uso che se ne fa assimila la bugia alle teorie scientifiche; le une e le altre sono destinate ad essere sostituite non appena se ne trovi una migliore. E anche nella patologia sono simili: sia il bugiardo, sia lo scienziato si attaccano tenacemente alle loro costruzioni e le difendono ad oltranza anche quando diventa evidente che non funzionano più.
Charles Babbage, il famoso matematico inglese inventore della macchina calcolatrice, si è interessato al comportamento fraudolento nel settore della ricerca scientifica e ne ha descritto la tipologia. Esistono tre categorie di comportamenti dolosi, ossia fraudolenti, in campo scientifico.
1) Al primo posto per gravita c'è la falsificazione, che si verifica quando si danno per compiute osservazioni mai effettuate. Un esempio di frode scientifica si deve ad Isaac Newton. Egli ebbe una controversia con il filosofo tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz. Tanto questi quanto Newton avevano sviluppato indipendentemente una branca della Matematica detta "calcolo infinitesimale", che sta alla base di gran parte della Fisica moderna. Anche se oggi sappiamo che Newton scoprì il calcolo infinitesimale vari anni prima di Leibniz, sappiamo anche che lo pubblicò molto tempo dopo. Ne seguì un'aspra disputa sulla priorità, anche se la maggior parte degli articoli in difesa di Newton furono scritti di suo stesso pugno e pubblicati sotto il falso nome di amici. Al crescere della controversia, Leibniz decise, ingenuamente, d'appellarsi alla Royal Society per risolverla. Newton, in quanto Presidente della Royal Society, designò per investigare sulla questione un comitato "imparziale" che, vedi caso, era formato per intero da suoi amici. Ma non fu tutto: fu, poi, lo stesso Newton a scrivere il rapporto del comitato ed a farlo pubblicare dalla Royal Society, accusando ufficialmente Leibniz di plagio. Non ancora soddisfatto, scrisse una recensione (anonima) del rapporto, pubblicandola nel periodico della Royal Society. Si dice che, dopo la morte di Leibniz, Newton avrebbe dichiarato di aver provato una grande soddisfazione nello "spezzare il cuore di Leibniz!".
Rientra in questa categoria anche il falso di Piltdown, forse la più famosa beffa archeologica della storia. Per "Uomo di Piltdown" s'intende il frammento di un cranio e di una mandibola scoperti, nel 1912, in una miniera a Piltdown, nell'East Sussex (Gran Bretagna). Secondo alcuni esperti, i frammenti erano di una specie sconosciuta di ominide a cui venne dato il nome di Eoanthropus dawsoni. L'importanza dell'esemplare restò argomento di controversia fino a che, nel 1953, gli esperti del British Natural History Museum dichiararono che si trattava di un falso, costituito da un osso mandibolare di un Orangutan combinato ad arte con il cranio di un uomo moderno. Fu suggerito che il falso fosse il lavoro della persona stessa indicata come lo scopritore, Charles Dawson da cui la presunta nuova specie aveva preso il nome. Ma fu presto sospettato il coinvolgimento di altri. Ancora nell'agosto 1980, il geologo e biologo Stephen Jay Gould argomentò su una possibile complicità del giovane Pierre Teilhard de Chardin, futuro paleontologo ed eminente teologo gesuita. L'opinione conclusiva di Gould fu, comunque, che la partecipazione di Teilhard iniziò "come uno scherzo che, contro ogni previsione, si trasformò incredibilmente in una cosa molto seria e amara". Ma possono esserci state altre cause. E' stato sostenuto, infatti, che gli Inglesi volessero un primo Britanno da affiancare agli ominidi fossili trovati altrove in Europa, incluse Francia e Germania. Ma, il principale motivo per cui il falso dell'Uomo di Piltdown ha avuto tanto successo è stato perché forniva ad un vasto gruppo di esperti la prova di cui avevano bisogno per vincere la disputa scientifica. Gli esperti che caddero nella truffa di Piltdown erano pronti ad ignorare molte delle regole normalmente applicate alle prove, perché il ritrovamento era a loro favore.
2) Al secondo posto troviamo il ritocco, un lavoro di maquillage, che si compie sui dati per farli apparire molto più sicuri di quanto non siano. Se si esaminano le tre edizioni de I principi matematici della filosofia naturale di Isaac Newton (pubblicate nel 1687, 1713 e 1726) si notano delle correzioni apportate dall'autore a posteriori. Newton, sapendo quale dovesse essere il risultato, aggiustava i suoi calcoli affinché i dati corrispondessero alle previsioni. Ma rivedeva anche le citazioni di colleghi, in particolare dell'astronomo reale John Flamsteed. Questi in precedenza aveva fornito a Newton dati preziosi per I principi, ma ora si rifiutava di fornirgli altre informazioni. Newton, dopo essersi fatto nominare membro del consiglio d'amministrazione del Royal Observatory, riusci a far sì che le opere di Flamsteed fossero pubblicate sotto il nome del mortale nemico dello stesso Flamsteed, Edmond Halley (lo scopritore dell'omonima cometa). Flamsteed portò, però, il caso in tribunale e, appena in tempo, riuscì a procurarsi un'ingiunzione della Corte per impedire la distribuzione dell'opera trafugata. Newton, esasperato da questa vicenda, diede sfogo al suo carattere vendicativo cancellando sistematicamente tutti i riferimenti a Flamsteed nelle edizioni successive de I principi.
3) Chiude la serie l'addomesticamento dei dati, una forma d'inganno caratterizzata dalla scelta degli elementi favorevoli alla propria tesi e dall'esclusione di quelli negativi. Potremmo definirla una forma ragionata di "tendenza alla verificazione".
Agli interventi dolosi si affiancano quelli colposi. Il caso classico è quello del mancato rispetto delle procedure di controllo, dell'anticipo delle conclusioni. Nella gran maggioranza di questi casi, dietro la mancanza di sincerità non si nasconde l'intento fraudolento; il più delle volte, si tratta di una scorciatoia, che lo studioso imbocca per dare sostegno a teorie non ancora sperimentate, ma nella cui verità egli crede fermamente; lo scienziato arriva, frettolosamente, a conclusioni dettate dall'intuizione personale e non confermate dalla sperimentazione.
Sembra sia questo il caso di Gregor Mendel, il biologo austriaco fondatore della Genetica: le sue tre famose leggi sarebbero state genialmente intuite ed egli avrebbe poi costretto i piselli... a dargli ragione!
All'inizio del secolo scorso, l'astronomo francese Jean B. Delambre accusò il suo collega Claudio Tolomeo, vissuto nel II sec. d.C., di non aver mai veramente osservato le posizioni degli astri da lui descritte nella sua Syntaxis (o Almagesto), ma d'aver effettuato estrapolazioni dai dati di Ipparco, che 200 anni prima aveva scoperto la precessione degli equinozi.
Scienze naturali, Medicina, Psicologia, Archeologia, Fisica sono campi in cui trasparenza, credibilità e verità sembrerebbero scontate; invece, e con una certa sorpresa, scopriamo che sono contaminati da plagio, frode e falsificazione. Dai piselli di Mendel ai recenti fatti della "fusione fredda" non sempre le affermazioni degli scienziati hanno coinciso con la realtà. Come conclude Prezzolini: « Lo scienziato è un bugiardo utile collettivamente; il bugiardo è uno scienziato utile egoisticamente ».
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