sabato 30 aprile 2011

Perché nelle società divise in classi, il popolo tollera che il frutto del suo duro lavoro sia trasferito alle élite?

"...È una domanda cui hanno cercato di rispondere grandi filosofi della politica, da Platone a Marx, e che è posta dai cittadini a ogni elezione. I capi privi di consenso popolare rischiano di essere rovesciati da un sollevamento di massa o, magari, da un altro capo che promette un rapporto più equo tra servizi e tributi. Che cosa deve fare un'élite per avere il consenso popolare e, allo stesso tempo, per mantenere il suo stile di vita? Nei secoli, le soluzioni preferite sono state queste quattro:
1) Disarmare le masse e trasformare l'esercito in una casta elitaria. Questo è molto più facile oggi, perché si può avere il monopolio delle armi tecnologiche prodotte in modo industriale; in passato, chiunque poteva fabbricarsi da sé una lancia o una mazza.
2) Rendere le masse felici ridistribuendo i tributi in modi a queste graditi. È un principio valido anche per i politici del giorno d'oggi.
3) Usare il monopolio della forza per mantenere l'ordine pubblico e calmare la violenza, facendo contenti i bravi cittadini. Questo è un vantaggio delle società centralizzate che è spesso trascurato. Gli antropologi, un tempo, pensavano che le società organizzate in bande e tribù fossero non violente. Studi più approfonditi, condotti per periodi più lunghi, rivelano che l'omicidio è una delle principali cause di morte nelle società tradizionali. 
4) Fabbricare un'ideologia o una religione che giustifica la cleptocrazia. Gli uomini delle bande e delle tribù credevano già nelle entità soprannaturali, ma questo non giustificava l'esistenza dell'autorità o del trasferimento di ricchezze, e non bastava a frenare la violenza. Quando un insieme di credenze fu istituzionalizzato proprio a questo scopo, nacque ciò che chiamiamo religione. I capi hawaiani erano assai tipici in questo, poiché si proclamavano dei, o figli di dei, o per lo meno in stretto contatto con gli. dei. Così potevano dire al popolo che lo servivano facendo da intermediari con il soprannaturale, recitando le formule rituali per ottenere la pioggia, un buon raccolto o una pesca abbondante.
Nelle chefferies (1) troviamo in genere un'ideologia che anticipa le religioni istituzionalizzate, e che serve a rafforzare l'autorità del capo. Il capo può essere un leader politico e religioso allo stesso tempo, o può mantenere una casta di sacerdoti che provvede alla bisogna. Ecco perché una così larga parte dei tributi serve per costruire i templi, che servono sia come luoghi di culto della religione ufficiale sia come segni vi-sibili di potere.
Oltre a fornire questo tipo di giustificazione, la religione porta due importanti vantaggi alle società centralizzate. Innanzitutto, aiuta a risolvere il problema della convivenza pacifica tra estranei, provvedendo a fornire un legame comune che va al di là della parentela. In secondo luogo, fornisce qualche motivazione di carattere idealistico per il sacrificio della vita: così, al prezzo di pochi soldati che muoiono in battaglia, una società diventa più efficiente nelle conquiste e nel resistere agli attacchi esterni".

Da: Jared Diamond, Armi acciaio e malattie, ed. Einaudi (2000)

(1) Chefferies (in francese) o chiefdom (in inglese) sono un tipo di società umana intermedia tra la tribù e lo stato. L'archeologia testimonia che questa forma di società apparve intorno al 5.500 a.C. in Medioriente e prima del 1.000 a.C. in Mesoamerica e sulle Ande. Nel 1492, erano ancora assai diffuse negli USA orientali, nelle zone più fertili del Centro e del Sudamerica, nell'Africa a sud del Sahara e in Polinesia. Entro l'inizio del Novecento sono tutte scomparse, perchè erano insediate su aree assai appetibili e, quindi, sono finite nel mirino di qualche stato.

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