Si tratta, ovviamente, solo e soltanto di una coincidenza. Ma se è vero che, per dirla con Poirot, "una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze sono un indizio, tre coincidenze somigliano a una prova", c'è di che pensare.
Il devastante terremoto che ha colpito il Giappone stamattina, 11 marzo 2011, si è verificato il giorno 11. Come l'11 settembre dell'attacco alle Torri Gemelle, come l'11 marzo degli attentati a Madrid.
Una scia di sangue legata proprio al numero 11, insomma, che sebbene sia solo pura casualità, ha già da tempo scatenato la fantasia degli autori di Hollywood. Essi, nel 2010, hanno creato un film horror incentrato proprio su questa strana coincidenza: "11.11, la paura ha un nuovo numero".
Volendo dare retta alla NUMEROLOGIA, il numero 11 è da sempre portatore di sciagure. Il nome "Adolf Hitler", ad esempio, guarda caso ha 11 lettere. E "Manhattan", teatro dell'attacco alle Twin Towers, ha un nome che inizia con la lettera M, undicesima dell'alfabeto, che in quello ebraico corrisponde a "kaf" e, secondo calcoli cabalistici, rappresenta il numero 66 e il suo opposto, il 666 dell'anticristo. Pure le torri, a voler ben vedere, erano un enorme 11 nel cuore di New York... Tutte casualità, naturalmente. Perché se è vero che, secondo la profezia maya, il mondo deve finire il 21 dicembre 2012, l'11 non c'entra niente. Ma, allora, perchè sommando le cifre che compongono la data 21/12/2012, il risultato è 11?
Anche nel passato ci sono stati casi di coincidenze inquietanti. Nel 1839, Edgar Allan Poe scrisse una novella dal titolo: "Il racconto di Arthur Gordon Pym di Nantucket". La macabra storia narra del naufragio di una nave e della disperata sorte di alcuni marinai superstiti, rifugiatisi a bordo di una scialuppa di salvataggio. Nel racconto di Poe, gli uomini sono costretti, per sopravvivere, a nutrirsi del cadavere del più giovane del gruppo, un certo Richard Parker...
Quarantasei anni dopo, il 28 ottobre 1884, il Times di Londra riportò il naufragio della nave Mignonette che, partendo da Southampton, avrebbe dovuto raggiungere l'Australia. Ma il viaggio s'interruppe in alto mare e tre dei quattro marinai, trovata salvezza su una scialuppa, per sopravvivere furono costretti a nutrirsi del cadavere del più giovane dei loro compagni. E' spaventoso dirlo, ma quel ragazzo si chiamava proprio Richard Parker!
Un altro scrittore, un certo William Thomas Stead, nel 1892, diede alle stampe un racconto in cui narrava di una grossa e moderna (per l'epoca) nave a vapore, destinata al trasporto passeggeri e che affondava in pieno Atlantico in seguito allo scontro con un iceberg. I passeggeri venivano tratti in salvo da un'imbarcazione di nome Majestic.
Una nave con questo nome esisteva realmente a quell'epoca; si trattava di una nave della compagnia White star liner, comandata dal capitano Edward Smith. Quest'ultimo, nel 1912, sarebbe stato incaricato di comandare il transatlantico più famoso della storia, anch'esso affondato in pieno Atlantico in seguito allo scontro di un iceberg: il Titanic! Ma c'è di più. Lo scrittore Stead, come a volere sfidare la sorte, fu tra i passeggeri a bordo del Titanic nel suo viaggio inaugurale, che sarebbe stato anche l'ultimo sia per la nave sia per Stead...
Non può evitare d'affiorare alla mia mente la domanda scontata: "E se non si trattasse di semplici coincidenze?".
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